giovedì 12 maggio 2011

Torri e capsule

Questa aspirazione al grande ed al piccino si ritrova anche in architettura, dove si riscontra la tendenza a toccare gli estremi del troppo grande e del troppo piccolo. Un tempo la monotonia dell'orizzonte di Edo era rotta solo da qualche pagoda e dell'alta struttura del mastio del castello, che però ebbe vita brevissima e, una volta distrutto da un incendio, non fu più ricostruito. Poi quando si comincia a costruire in muratura. prevalsero dei criteri restrittivi, che limitavano l'altezza massima degli edifici in considerazione della continua minaccia dei terremoti. Unica eccezione venne fatta nel 1890, allorchè, servendosi della tecnica occidentale, i Giapponesi costruirono la prima Torre di Tokyo, che, con i suoi dodici piani , di cui gli ultimi due di legno,toccava i 67 metri di altezza e serviva come punto di osservazione a pagamento. Vi si saliva con un ascensore.I Giapponesi sono dei maestri nell'arte di rimpicciolire ciò che naturalmente sarebbe grande e di ingrandire ciò che tenderebbe altrimenti a restar piccolo. Basta pensare ai BONSAI: quegli alberelli nani, frutto di pazienti cure prolungate per decenni da generazioni di giardinieri e che nelle loro ridottisime proporzioni riproducono in ogni particolare alberi di dimensioni normali : stessa forma del tronco, stesso intreccio dei rami. Basta pensare ai campioni di SUMO: quei giganti, sviluppati artificialmente grazie ad esercizi e diete speciali, che sembrano appartenere ad una razza diversa dai loro connazionali  che si vedono normalmente per le strade, piccoli e smilzi. Loro invece troneggiano dai loro due metri e passa di altezza, con una mole gigantesca che li fa assomigliare a grasse divinità ambulanti. E invece sono Giapponesi anch'essi : dei Giapponesi GONFIATI.

In cima un cannochiale era a disposizione era a disposizione dei visitatori. Fu distrutta nel terremoto del 1923 e per molto tempo non ebbe successori. Ma alla fine della guerra, grazie al cemento e al ferro che permettono di innalzare strutture altissime, i Giapponesi sono divenuti entusiastici costruttori di torri. Ogni città ha voluto dotarsi della sua torre di osservazione, con la piattaforma in alto per osservare il panorama.
Tokyo , che è la capitale, ha naturalmente la torre più alta costruita a metà costa su una collina che era compresa nel recinto sacro di un tempio. E' alta 333 metri, più della Tour Eiffel, di cui, in colore, arancione e bianco, riproduce le linee, con due piattaforme a 150 e 250 m. Fu terminata nel 1958 dopo 18 mesi di lavoro, al costo di 2.800.000 dollari, ormai più che ammortizzati, dato che ogni anno la visitano circa 4 milioni di persone, che lasciano oltre un milione di dollari nelle casse dei propietari, la Nippon Television City Corporation. La torre-mania si è quindi rivelata un ottimo investimento e ciò spiega perchè la torre di Tokyo non sia rimasta sola.
Ad Asakusa è in funzione una torre alta 53,25 metri , con terrazza girevole, che è un nano in confronto alla torre costruita sul tetto del Real Estate Building,alta 204,5 m, nel quartiere di  Chiyoda-Ku. A Kasumigaseki
vi è un edificio di 36 piani, detto Panorama, alto 147 metri ; un altro , il World Trade Building, costruito vicino al porto, ha 40 piani ed è alto 152 metri.
Dalle strutture altissime a quelle piccolissime. Vi sono delle stanze per la cerimonia del tè, dove si entra a fatica, attraverso delle porticine e nel cui interno bisogna restare rannicchiati e buoni per evitare di sbattere la testa sul soffitto. Le ridotte dimensioni sono considerate adatte per il raccoglimento spirituale necessari allo svolgimento di una perfetta cerimonia. Con lo stesso spirito, l'architettura giapponese moderna ha lanciato adesso l'idea della CAPSULA : ambiente piccolissimo, adatto ad una sola persona, sia come abitazione che come studio, in cui si trovano un letto, un gabinetto-bagno, un tavolo da lavoro, telefono, T.V, stereo, aria condizionata.
La torre di Tokyo

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